DIEGO SIRAGUSA

Il terrorismo impunito (2012)

L'opera è un dettagliato studio documentario, riguardante il complesso scenario e l'attuale situazione sociale e politica in cui imperversa il mondo mediorientale, con un approccio critico all'operato del governo di Israele.

Diego Siragusa rovescia l’assunto per cui la strategia terroristica sia solo appannaggio di gruppi estremistici e pone sul “banco degli imputati” il governo di Israele, i cui crimini, secondo l'autore, minacciano la pace mondiale. Infatti, se nel luogo comune il termine terrorista sembra avere una connotazione precisa e immediata, uno sguardo, un poco più analitico e approfondito, fa emergere una rete intricata di contraddizioni, non solo terminologiche.

Siragusa ha iniziato a scrivere questo libro nel 2006, impressionato dalla guerra di Israele contro il Libano e dal gran numero di assassinati tra la popolazione civile. In seguito, sopraggiunse l'aggressione israeliana alla striscia di Gaza, con l'operazione “piombo fuso”, dove l'esercito e il governo di Israele commisero crimini orrendi contro la popolazione civile e soprattutto uccisero un gran numero di bambini. “Quando un popolo è massacrato per far posto ad un altro più potente e subisce, in aggiunta, l'oltraggio della menzogna, in realtà esso è massacrato due volte: prima dai suoi carnefici e poi dalle menzogne che essi e tutti i loro complici propagano nel mondo per isolarli, screditarli e distruggerli”, sostiene l’autore.

La questione palestinese diventa comprensibile solo tramite questa spietata “cornice di riferimento”, dove il popolo palestinese vive una straziante solitudine, un ingiusto isolamento, per cui diventa impossibile comprenderne i comportamenti, i metodi di lotta, causati dalla disperazione, dal dolore, dalla psicosi collettiva. Esiste però una parte della società israeliana, rappresentata anche in Parlamento, ma senza dubbio minoritaria, che non condivide la politica dei vari governi succedutisi dal 1948 ad oggi e sostiene la possibilità della convivenza dei due popoli all'interno di uno stesso Stato multietnico e non più etnocratico: si tratta di movimenti pacifisti coraggiosi, sostenuti da intellettuali, giornalisti e semplici cittadini non più disposti a vivere in uno stato militarizzato, che impone una condizione di conflitto armato costante e che da oltre sessant'anni impegna enormi risorse economiche e militari nella guerra, senza vie di uscita e con il rischio permanente di una snaturalizzazione, nella retorica di Stato, dei valori dell'ebraismo e del patrimonio morale ereditato con la tragedia della Shoah.

(sintesi tratta dalla recensione di Laura Tussi su peacelink).

Dalla quarta di copertina:

«Le guerre, come gli uomini, hanno tante facce. Tutte sgradevoli, disumane, fra queste c'è anche quella dell'informazione. Che, a volte, può più di una bomba. E non c'è dubbio che gli israeliani, oltre agli arsenali veri e propri, atomici e non, hanno anche posseduto e possiedono la bomba informazione. La sanno fare e spesso vincono. Dall'altra parte c'è impreparazione, ingenuità narrativa, (basta leggere i racconti delle guerre perdute dagli arabi) per rendersi conto di quanto è avvenuto anche per la "mala informazione". Questo libro, pur essendo dichiaratamente di parte (cioè non dalla parte degli israeliani) ci racconta, starei per dire, l'altra metà del cielo. Vedremo cioè quello che finora non abbiamo visto. Certo non tutto è oro colato, malgrado la sincerità dell'autore alla ricerca delle "fonti perdute". Ma dopo avere letto questo libro sicuramente ne sapremo di più sul Medio Oriente ma soprattutto sui palestinesi. Magari ci arrabbieremo anche per le sue tesi, ma se un libro non ha né sale né pepe, che libro è?!»

Alberto La Volpe, giornalista

 

DIEGO SIRAGUSA

Strela era morto e vedeva la luna (2015)

La storia di Strela é e non è, malgrado la si definisca tale, un romanzo nel senso proprio del termine. Ė la storia reale e drammatica di Giovanni Benetti, ribattezzato Strela per la stella rossa che da partigiano porta sul petto: arricchita e letterariamente reimmaginata e rivissuta, al calor bianco dei suoi eventi, incontri, pensieri, parole, dalla intensa ricostruzione di Diego Siragusa.

Attraverso la figura e le vicende di Strela, il romanzo restituisce, tra altro, anche uno spaccato di vita italiana, di una società contadina già orgogliosamente ribelle e in prima linea negli anni venti del novecento nelle lotte contro gli agrari, e mai del tutto domata da due decenni di repressione e “normalizzazione” fascista. Nella quale la lenta maturazione, nei più giovani, cresciuti dopo quelle lotte, di una coscienza di classe e antifascista avviene quasi inconsciamente, come respirata dalla testimonianza dei più anziani e dagli echi non spenti degli antichi conflitti.

(sintesi tratta dalla recensione di Gastone Cottino)

Dalla Prefazione di Antonio Pizzinato:

“Dopo settant’anni da quell’epica guerra di popolo, questo bellissimo racconto aiuta a far conoscere alle nuove generazioni cos’è stata veramente la lotta partigiana antifascista per conquistare la libertà e la pace. (...)

Nato ad Alcamo, ha studiato Filosofia laureandosi con una tesi su Karl Popper. Ha scritto tre volumi di poesie (Homo tripudians, Rebellato editore, 1982); L’uomo copernicano, 1984; La fanciulla di Vermeer, 1985); i libri di storia: Biella giacobina (1797-1801), 1989; Biella napoleonica, da Marengo a Waterloo, 1995; Quando i pesci volano e gli uccelli nuotano, 1997; Cercate l’Angkar ( 4° edizione, in collaborazione con Bovannrith Tho Nguon, Premio letterario “Firenze per le culture di pace dedicato a Tiziano Terzani”, 2007), Jaca Book/ ILGRANDEVETRO, 2004 (da questo libro il regista Giovanni Donfrancesco ha tratto il film-documentario “Oro splendente, ritorno in Cambogia); La botola sotto il letto, ILGRANDEVETRO, 2007; La festa di san Napoleone, Gruppo Albatros Il Filo, 2010, Il terrorismo impunito (2° edizione), Zambon 2012, Strela era morto e vedeva la luna, Zambon, 2015.

Ha tradotto da Leon Felipe, Ben Jonson, sir Philip Sidney, John Keats, Elisabeth Barret Browning, Gabriel Celaya, Erich Fried, Tony Harrison, Livia Rokach e Alan Hart.

Ha curato la mostra: “Dai moti del 1821 alla prima Costituzione italiana del 1848”. Insegna “Storia delle dottrine politiche”, “Storia del Risorgimento”, “Storia del conflitto israelo-palestinese” e “Storia dell’imperialismo americano” presso l’Università popolare di Biella.

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