MELANCHOLIA

Regia di Lars Von Trier
2011 - 136'

Il titolo è la parola greca composta di mélas (genitivo mélanos = nero) e di un derivato da chole = bile. Termine medico nel '200-'300 che soltanto in epoca romantica assunse il significato attuale di “malinconia” in tutte le sue sfumature. È il nome che il 56enne Trier dà all'enorme pianeta in rotta di collisione con la Terra in un film che, nonostante la catastrofica fine, è il più intimo, se non il più autobiografico, della sua carriera. È la storia di due sorelle, Justine che sta per sposarsi, e Claire che le ha organizzato una fastosa cerimonia in una grande villa dove vive con il marito e un figlioletto. Quasi tutto il cinema del danese Trier ribadisce il conflitto tra l'amore per le persone e il disprezzo per l'umanità che “usa la ragione solo per andare contro quella natura... che invece gli animali assecondano e comprendono” (Aldo Viganò). Film discusso e discutibile. È innegabile, comunque, che il suo antiumanista autore ami i suoi personaggi nel bene e nel male: i turbamenti nevrotici della depressa Justine, le illusioni della razionale e fragile Claire, la vigliaccheria del suo consorte, l'assillo del potere di Michael, le rabbie materne di Gaby. Oscar europeo a film, fotografia, scenografie. (Il Morandini)

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